"Salve! A che piano và?". "io al decimo! lei?", "anch'io!". E così, si va a fare questi Dieci Piani al Sasso Cavallo, un'idea nata un pò così per caso e finita un pò così per caso. Nel tentativo di raggiungere il primo piano, lore testa la "morbidezza" volando al primo chiodo avvolto da un freddo becero: comincia la lotta! Al secondo piano, salgono un pò di sole e del vento gelido da nord; al quarto, entrano un pò di nuvole e il sole è costretto a cedere il suo posto. Al quinto piano, si prospetta un problema tecnico: la carenza di spit prelude a un possibile guasto. Lore tenta di contattare un tecnico, ma è domenica e il numero del pronto intervento segnala che “il numero potrebbe essere spento o irraggiungibile”. Allora manda avanti ga, che sul traverso cerca sulla liscia placca il manuale d'istruzioni, senza successo. Cerca allora degli appigli a cui tenersi, ma i risultati non si allontanano troppo dai precedenti. Diceva il saggio "chiodi non ne posso mettere, appigli non ce ne sono, appoggi non ce ne sono, proverò in libera". Nonostante alle volte la differenza tra "saggio" e "cretino" non sia poi così evidente, in assenza di altre idee ga tira dritto senza pensare alle protezioni, forte dei suoi innumerevoli 6c (ben cinque!) chiusi in tutta la carriera. Giunti finalmente al sesto piano, sale una biondina e lore si sofferma a parlare di zona, fuorigioco e modulo all'italiana; ga attende qualche minuto, poi si stufa e pensa lui a premere il pulsante per il settimo piano. Stupendo muro verticale su roccia inaudita di 6b, continuo, 40 metri, placca&aderenza, 6 spit: puro delirio. Capirà solo più tardi che quella di lore era solo una tecnica per fare melina ed evitarsi il tiro psicologicamente più snervante. Lungo il tragitto lore recupera alcune decine di neuroni persi da ga sul tiro e li infila nel sacchetto della magnesite. All'ottavo piano sale una vecchietta, e ga la tratta malissimo solo perchè vorrebbe scendere a pianoterra: il cervello è oramai occupato da un nucleo sovversivo di neuroni apatici. Giungiamo al decimo piano disfatti, ma la gioia è davvero grande. Il tramonto è alle porte, noi vaghiamo in mezzo agli ultimi duecento metri di erba verticale e arriviamo in cima al Sasso con le ultime luci. Il ritorno con le frontali non è niente più che un solito ritorno; la differenza, oggi, è stato il viaggio!
Data: ottobre 2009
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