...poca voglia di raccontare...così, per non farvi perdere quant'è bello il mondo da lassù, copio e incollo una parte di una mail spedita il giorno dopo quest'ultima vera avventura dell'anno a due simpatici personaggi che, in un modo o nell'altro, ci conoscono, e conoscono anche bene questi luoghi straordinari....
“Nonostante il fresco del weekend, il tempo era stabile e abbiamo deciso per questo (per noi eterno!) viaggio verso le pale di san lucano, che in questa stagione cominciano ad assumere bellissimi colori. Abbiamo risalito la prima parte del livinal dell'acqua trovandolo bellissimo e per niente banale (certo che per essere un avvicinamento... :-), ambiente grandioso...abbiamo bivaccato un centinaio di metri sotto il nevaietto dei pizzetti, io neanche il tempo di decidere di fermarci lì per la notte ed ero già nel sacco a pelo (ebbene sì...sfiga vuole stesse arrivando, galoppando, l'influenza e la conseguente febbre a 38 e mezzo....). (.....) ...al risveglio, abbiamo così deciso di continuare per il livinal dell'acqua, ovvero, in quel tratto, il netto canale che divide lo spitz de la la lastia dai pizzetti (così dice la nostra cartina, precisissima tra l'altro: l'ultimo tratto lo segna come NON roccioso...)...e abbiamo trovato l'avventura lo stesso!
Alla fine si è rivelato un bel giro, ambiente stupendo in tutto il canale, roccia a tratti così così, molto umido e bagnato, e alcuni passi per niente stupidi. Difatti sui 600 metri di dislivello per arrivare al colletto, per lunghi tratti si cammina o molto più frequentemente si passa con del II - III, poi ogni tanto si passa su piccoli toboga lisciati dall'acqua, e i numerosi massi incastrati che ogni tanto ostruiscono il passaggio hanno dato decisamente un senso alla serie di friends, i chiodi e le corde che altrimenti rischiavano di rimanere per tutto il giro dentro gli zaini....e alla fine sto canale non finiva mai, sempre saltini mai banali (tranquillamente sul V+, un tirello di VI su roccia inguardabile e qualche passetto di artificiale qua e là!) fino a che, dopo un ultimo strapiombino bello zuppo d'acqua, abbiamo capito che oramai eravamo vicini alla meta: un pezzo di lattina, poi un sacchettino di plastica....e infatti, 50 metri dopo, eccoci al colletto che si raggiunge con comoda traccia dal versante sud, del rifugio scarpa per intenderci (ma che vi sto a spiegare, siete locals, voi! :-)...ed è stata una bella sorpresa, vedere per la prima volta questo vallone così aperto e contrastante con quello appena percorso, "dillà" pendii erbosi ripidissimi frammisti a roccia, ombra, gole profonde, tratti impervi, cenge espostissime, erba fradicia e scivolosissima, canali stretti e bui, salti strapiombanti; "diqquà", 30 metri di roccette poi tracce di sentiero, un enorme prato, il suono dei campanacci delle mucche, il sole, le malghe, il paese giù in fondo, boschi puliti, l'odore del muschio, funghi, i colori dell'autunno....
Insomma, tutto sommato, non abbiamo realizzato un nostro piccolo sogno, ma...abbiamo comunque vissuto una gran bella avventura!”
Data: gennaio 2010
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