....Bonatti diceva in un suo libro: “L’avventura non può più manifestarsi dove nell’uomo scadono l’ingegno, l’immaginazione, la responsabilità; là dove si demoliscono, o almeno si banalizzano, fattori naturali come l’ignoto e la sorpresa. E ancora non può sussistere avventura là dove vengono alterate, persino distrutte, peculiarità come l’incertezza, la precarietà, il coraggio, l’esaltazione, la solitudine, l’isolamento, il senso della ricerca e della scoperta, la sensazione dell’impossibile, il gusto dell’improvvisazione, del mettersi alla prova con i soli propri mezzi. Tutte cose che oggi sono ormai represse o addirittura cancellate nel quotidiano. L’avventura è un impegno che coinvolge tutto l’essere e sa cavar fuori del profondo ciò che di meglio e di umano è rimasto in noi. Là dove il “mazzo” non è stato truccato per vincere a ogni costo, esistono ancora il gioco, la sorpresa, la fantasia, l’entusiasmo della riuscita e il dubbio della sconfitta. Dunque l’avventura.”. Abbiamo trovato tutto, caro Walter. Abbiamo avuto il dubbio della sconfitta, persi in un mare di perplessità e di roccia, senza riferimenti se non l'esperienza e l'intuito. Abbiamo vissuto l'entusiasmo della riuscita, solo a posteriori a dire il vero, usciti sfibrati da un'avventura senza parole, e due giorni di concentrazione massima, non avevamo nemmeno tanta forza di sorridere. In fondo, solo dopo abbiamo capito cosa avevamo combinato. Abbiamo vissuto la sorpresa, la sorpresa di avere sempre una soluzione anche dove la relazione era carta straccia di fronte a quel che ci si presentava davanti. Di avere l'esperienza, per poter gestire le incognite di una salita come questa. Abbiamo avuto la fantasia, la fantasia di inventare una salita che ha stupito molti, la fantasia di quando, ai primi di luglio, ho visto una foto del sass maor con le linee tracciate, ho puntato quella linea, così maestosa, lineare, dritta; troppo bella per rimanere solo un tratteggio su una foto, e mi son detto “qualunque cosa sia, se non è impossibile.....voglio provarla!”. E gli occhi hanno letto “supermatita”, M. Zanolla e P. Valmassoi, 1980. L'avevo già sentita, la conoscevo un pò di fama, ma in effetti non sapevo niente delle difficoltà. Niente della sua storia. Niente del suo mistero. Vista, letta, acquisita: ho subito pensato che, per quanto assurdo, non potesse che diventare un sogno da realizzare. Un sogno di quelli che sanno farti sentire vivo. Ancora una sorpresa; l'essere qui, ancora con lorenzo. Le cose cambiano, il tempo passa, ma a quanto pare le persone importanti restano. Ed è un bene, ed è bello saperlo, rendersene conto. Ci sono persone che contano davvero qualcosa. Fa bene saperlo. E infine, Bonatti citava ancora il gioco. Abbiamo trovato anche quello. Il gioco dell'avventura, della scoperta. Quello delle vie dove il grado tecnico conta, ma meno di tante altre cose, della determinazione, del coraggio, della voglia di mettersi, davvero, in gioco. Dove il mazzo non è stato ancora (e speriamo non lo sarà mai) truccato. Ed è stato un gioco viverla “così”, come una grande avventura, con un pò di “paura”, ma anche con la determinazione e la voglia, e con il nostro stile di sempre. Patrick Berhault diceva: “Incredibile non è la difficoltà in sè, quanto la fortuna di avere avuto una voglia così intensa di affrontarla”. Me lo aveva scritto lore tanto tempo fa, e più che mai, in questo nostro “piccolo capolavoro”, abbiamo dimostrato che è proprio così. Non si può raccontare altro di supermatita, è una via mitica, e misteriosa. Ed è bello che rimanga così. Non servirebbe neanche aggiungere niente...forse, se avete pensato anche solo una volta nella vita di andarla a provare, forse avete l'unica cosa che serve. Insieme a tanta, tanta voglia di vivere un'avventura vera. C'è ancora spazio per l'avventura. Lasciamolo. E poi ci sono le foto, che dicono (quasi) tutto. I sogni si raccontano, ma non si spiegano....i gradi non dicono niente (a manolo, a quanto pare, ancora meno....... ;-), la relazione “così, tanto per...”. Qui bisogna lasciare a casa tutto, portarsi solo un pò di umiltà, di voglia, e tanta, tanta voglia di sognare. Tutto il resto è qui: l'estetica della linea, la maestosità del Sass Maor, il viaggio in parete, l'esperienza alpinistica ma, prima di tutto, umana. Indimenticabile.....
Data: agosto 2011
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