Dopo una congrua sveglia alle ore 4.30, è il momento di andare a concludere la tre giorni all'insegna della poliedricità (...esisterà sta parola? boh...)...dopo scalata e trekking, già che abbiamo picche e ramponi con noi, è la volta del misto! ...che non sappiamo scalare, ma questi sono inutili dettagli. Quando c'è la salute, c'è tutto. Splendida la linea e l'ambiente di questa via, e scaliamo senza trovare troppo lungo, che a dire il vero ogni tanto non guasta! La ire nutre l'insano desiderio di suicidarsi ma spera di farlo passare come omicidio preterintenzionale vendicandosi così a modo suo dei torti a suo dire subiti, e decide dunque di seguire i due pazzi, facendogli rischiare la galera in più occasioni. Ga (contrariamente al solito) fa di tutto per trovare il facile nel difficile, ma al terzo tiro la "placca innevata" di partenza, non risulta essere bianca e soffice, ma piuttosto assomiglia tanto a una placchettina nerastra bagnata e, per usare un eufemismo, scarsamente proteggibile. Dopo 6 metri sulle uova e con gli scarponi in aderenza, un chiodino a lama entra bene in un fessurino: uno a zero per ga, che da lì alla fine del tiro amministra il risultato e fa melina per qualche minuto sul ghiaione, ma il pubblico sembra non gradire: il freddo, per quanto non intenso, è sempre e comunque più freddo del caldo. Più in su un pochino di neve e poi un pilastrino decisamente divertente, e poi va davanti lore, che macina neve edile (...?!), in verticale, in obliquo, in orizzontale. Pianta protezioni inutili nel traverso a 55° giusto per far contenta la ire, che vede la corda passare dentro un rinvio e ritiene ciò un motivo sufficiente per sentirsi più al sicuro. Espone i suoi dubbi e le sue perplessità solo quando vede che i chiodi li tolgo con le mani, ma a quel punto oramai la traversata è finita, e la ire va in pace. Giunto sulla sommità della guglietta, alzo le braccia al cielo e sento un urlo giungere dal rifugio garelli: il mitico gestore! Ce ne fossero, persone così: semplicemente una gran persona. Dopo aver raggiunto la cima del margua (...per me la prima volta, e da che via!) inondati da uno splendido sole pomeridiano e da una tranquillità quasi inumana che ti fa chiedere perchè non stai lì altre 10-12 ore, giù dal canalone dei torinesi, e dopo la gara alla scivolata più lunga ed estetica giù dai docili pendii, giunti al rifugio ormai chiuso troviamo nel locale invernale una lattina di birra da un litro e un foglietto con dedica del gestore "per voi baldi alpinisti. Bravi!". Commovente.....
Data: giugno 2009
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