Selvaggio Blu, Day 3 – Impegnativo Blu
Ed eccoci qui. Chi l’avrebbe mai detto, il giorno prima metà team poco prima del tramonto era nel punto più alto della cala, l’altra metà –sfiorando l’ibernazione- era nel punto più basso, immersi nelle stupende acque blu di questo luogo magico…
La splendida alba dalla cala è un momento imperdibile, ormai in compagnia di un simpatico cagnetto, che da ieri alle 3 ci tiene compagnia. Ci facciamo prendere -e come, no?!- dalla voglia di una bella sboulderata su un masso nella cala….la tentazione di farsi male in maniera idiota proprio alla vigilia della tappa più impegnativa del percorso, è troppo grande… ;-) Ma è ora di finirla con questi stupidi momenti poetici....è il momento di tornare a scarpinare! Ogni volta che rimettiamo lo zaino sulle spalle, è come guardare dritto in faccia il nostro avversario sul ring senza aver sentito suonare l’inizio dell’incontro…ma la prima mezzoretta facile facile ci aiuta a prendere confidenza, sinchè non sbattiamo dritti contro un muro di una quindicina di metri che si frappone al nostro cammino….e finalmente anche le corde che ci portiamo sulla schiena da una ventina d’ore si impregnano di un loro significato! Certo è che trovare degli spit in una cosa “selvaggia” non lascia indifferente ga, che non può che esimersi dall'ignorare un vetusto spit e passare un cordinetto intorno a un alberello. Ciò che è selvaggio, lasciamolo tale! Certo salirci con venti chili sulle spalle regala emozioni, quarto grado o cosa sia, ci rendiamo presto conto che “divertirsi” è un’altra cosa…ma son sicuro che si poteva capire anche senza averci una cassapanca sulla schiena! ;-) Il muretto successivo, quartopiù secondo la guida, invece è corto, sprotetto e….quartopiù “d'altri tempi“. In compenso, la caduta è di quelle consigliate dai migliori ortopedici. ga evita spiacevoli inconvenienti (e una visita medica onde decidere cosa fare dei resti delle sue vertebre sacrali) scalando senza zaino, e così pure gli altri. Tranne mich, diavolo d’un purista!!!
La traccia ora riprende tranquilla ed evidente (....diciamo “ovvia“, và là...), salvo che non riusciamo a trovare, nell’ordine: “un enorme grotta”, “i resti di un ovile”, “una mulattiera che incrocia la nostra traccia”. Vabbè, oh, non avremo una buona vista, ma qualche altra buona qualità la avremo! (...?!?) E via di cartine, relazione, altimetro, bussola per poi capire….che non ci abbiamo capito niente. Ma l’istinto la fa da padrone, e quando mich dice “per di qua, miei prodi!”, nessuno ha il coraggio di controbattere…probabilmente per stanchezza, di sicuro non per fiducia nel socio. Incrociamo in breve una mulattiera ben segnata, e dopo poco rischiamo di prendere una testata contro un’enorme ovile. E fin qui ci siamo. “…dove sarà facile trovare due grosse taniche sempre ben rifornite durante l’anno d’acqua piovana”. E certo. Ben rifornite quasi come il cestello del gusto limone in una gelateria in centro livigno il 4 gennaio, verrebbe da dire. Ma noi –che lo ricordiamo a chi si fosse messo all’ascolto soltanto adesso- non siamo polemici, facciamo finta di nulla, e dopo una litigata d’altri tempi tra ga e ricky (l’acqua comincia a scarseggiare…!), possiamo riprendere a perderci. E non ci facciamo mancare niente: dopo pochi minuti stiamo scendendo lungo un bellissimo sentiero, ben segnato per giunta….ma qualcosa comincia a non corrispondere, quote, versante…..uhmmmmm…..e dopo un breve summit tecnico (giusto il tempo tecnico di capire che siamo quattro babbei ;-) …si risale. Giungiamo a un enorme ometto di pietre ormai all’ora di pranzo, e non abbiamo di meglio da fare che disquisire –stavolta in maniera lievemente più seria- sull’acqua. 12 litri in 4 per due giorni e mezzo. Ma è il momento di far gruppo, e dunque ga se ne esce con la sua teoria (riportata da chissà quale fonte): “le taniche 'sembrano' mezze vuote. Ma in realtà sono piene, interamente piene. Per un terzo di acqua, e per due terzi di aria!”. Lasciati basiti (e inorriditi) ¾ del gruppo, si può ripartire. Sembra incredibile quanto queste idiozie possano ridare morale; e infatti, chiaramente non succede. A ridare conforto al team Gap, sono i segnavia….vagamente rari, un po’ tipo cercare gli spit sulle vie –a spit!- di koller. Di qui in poi troviamo tutto, una pietraia infame, Mich rotolanti, discese ghiaiose, paretoni strapiombanti, traversi di qui, traversi di lì, frane di lì, dirupi di la, boschi sospesi ripidissimi....e infine una calata. Poi bellissime ed enormi grotte una dopo l’altra, a due passi dal blu, e quando stiamo ormai quasi a fine tappa, un bel regalo: un otre e un fustone di acqua limpida raccolgono lo stillicidio di due stalattiti. Non possiamo negarlo; siamo felici di essere qui, abbiamo trovato l’acqua! …ora sta solo a noi, portare a termine la nostra avventura! …a chiudere la giornata, lunga e faticosa, saranno due notizie: la prima è che la bomboletta del gas è tristemente mancata all’affetto dei suoi cari; la seconda è che il trust di cervelli di un informatico e di un medico ha in serbo una soluzione che ciccio mcgyver dovrebbe solo che inchinarsi….. ;-)
Data: novembre 2012
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