Selvaggio Blu, Day 4 – Sbattone Blu
E fu sera, e fu mattina. La giornata di ieri ci ha spappolato le risorse mentali e fisiche -dura st’avventura, di testa e di fisico!- ma oggi siamo davvero carichi…meglio così, non possiamo concederci errori e dobbiamo andare a mille: tappe 5 e 6, totale 10h30, impegnative e ora la stanchezza comincia a farsi sentire. Ma ora comincia a esserci il “gruppo”, quello spirito per cui oggi, partenza con le frontali, ci porterà di sicuro a Cala Sisine, a qualunque ora del giorno o della notte. Arriveremo perché siamo un gruppo, e perché vogliamo arrivarci! Sembra quasi di partire per una grande via delle Alpi, invece siamo “solo” qui, a 100 metri dal mare, a 10km dalla civiltà. A piedi. Eppure siamo “dispersi”. Per esserne sicuri, cominciamo a non trovare le tracce dopo 50 metri; ma la retta via è subito ritrovata. Ci troviamo a passare in enormi grottoni a cielo aperto, e poi, un piccolo buco. Albeggia, è un’altra giornata stellare, e noi con le frontali ci infiliamo in questa grotta, strepitosa, stalattiti appese a forma di enormi sciabole incombono sulle nostre teste, e un otre e una tanica, a raccoglierne lo stillicidio, ci danno il segnale: arriveremo –vivi, per giunta!- a Cala Fuili! …ma piantiamola lì con tutto st’entusiasmo….mancano ancora due giorni interi. Troviamo la prima calata e guardiamo i tempi “grandi, raga, questo è andare! siamo in anticipo di 50 minuti sulla tabella di marcia!!!”. Essì, certo. Non fosse che il sacro testo riporta un patetico errore di stampa… “contrordine, raga….siamo in ritardo di dieci minuti….” – “ma bravi lo stesso….”. Quattrocento chilometri (e mezzo) di traverso, e giungiamo a un murettino di III (…); è tardi, ce la sentiamo tutti, non tiriamo fuori la corda e, a turno, troviamo tutti lungo: e son soddisfazioni, eh! Poi stiamo sette-otto ore a interpretare l’espressione “compiere un semicerchio in senso antiorario” (?!), ma dopo averlo fatto e aver sbattuto un paio di volte la testa contro un masso di ciclopiche dimensioni, andiamo a intuizione, e forse fu per gioco o forse per amore, troviamo un ometto a portar conforto alle nostre teorie, e allora via, di corsa, su e giù per le scale’i’fustes, e ora c’è l’amletico (ed etico!) dubbio: siccome tutti qui si perdono, molti preferiscono la variante facile che segue una mulattiera. E anche noi, essendo strettissimi con i tempi, oggi non possiamo rischiare di perderci una volta. Infatti, ignorata a piè pari la variante senza una votazione ma direttamente con un solo sguardo, ci perdiamo DUE volte….oh, che l’etica sia etica! ;-) La prima volta sbagliamo totalmente cengia; peccato, era troppo una figata! La seconda, ci troviamo per i primi due segnavia, sbiaditi e lontanissimi; e poi è caccia all’uometto. Dispersi nella macchia come quattro pellicani nel petrolio, la lotta è impari, ometti ovunque, vegetazione fitta, rovi, liane, pietraie, tutto nel giro di un metro quadro. Scandagliata la zona, un urlo di Andre indica la fine delle ostilità: un evidente (….) segno blu si è palesato! Da lì, tutto facile, “in breve svettare” (!?!) e trovare la comoda mulattiera. Ah, ah? Di vette nemmeno l’ombra, di mulattiere non ne parliamo….boh?! Dopo una ravanata cosmica durata quella sporca mezza dozzina d'ore, troviamo un abbozzo di mulattiera, che si interrompe ogni 3x2….miii, sta tappa non finisce mai! …finirà quando decidiamo di essere arrivati alla fine, con un piccolo dettaglio: il bellissimo e grande ovile, non c’è. Ohhhh, vabbè, ma che palle che siete, stiamo mica a fare i puntigliosi. Magari è stato abbattuto dalle Belle Arti, oppure era un abuso edilizio mai condonato, insomma, noi mica siamo così precisi, se un enorme ovile non c’è, probabilmente la guida non è abbastanza aggiornata! ;-)
Tappa 2, ore 12.30 si riparte. Ritardo accumulato: 1 ora. Stanchezza accumulata: lasciamo perdere. Qualche sbiadito e raro bollo blu ci porta in breve al bellissimo passaggio tra due pareti alte 20 metri, un piccolo canyon già visto in fotografia che ridà fiducia al nostro operato. Due calate vanno via veloci, e in breve siamo nel bellissimo e immenso bosco sospeso. Siamo in ritardo! Troviamo la traccia più facilmente di quanto pensavamo, e dopo aver detto “mich, siamo in ritardo: pensaci tu!”, ci ritroviamo poco dopo a pentircene amaramente, attraversando il bosco a una velocità folle! Siamo carichi a mille, e attraversato tutto il bosco, diamo uno sguardo all’ora: alla fine della calata eravamo in ritardo di 30 minuti, alla fine del bosco….in anticipo di 50min sulla tabella di marcia! Riprendiamo a correre, rischiamo comunque di far notte e c’è ancora da scalare e far doppie (...e perdersi!)....ma per fortuna ormai non sentiamo più nulla, ormai ci siamo caricati a molla e nulla può più fermarci.....salvo un segno blu di troppo che ci porta fuori strada, in vista dell'enorme cala sisine, a girare come 4 cretini su e giù per scarpate. Ma alla fine è fatta, nervi a pezzi ma un'ultima calata e gli ultimi dieci minuti a piedi ci consegnano al tramonto su cala Sisine...e, come alla fine del primo giorno sul Pesce, con lore sulla grande cengia con le grandi difficoltà alle nostre spalle, ci abbracciamo di gioia...siamo veramente stravolti, sfiniti, sfibrati....ma ora, qui e adesso, sappiamo che abbiamo tra le mani il "nostro" selvaggio blu...domani, come all'ultima tappa del giro d'italia, sarà 'solo' la passerella finale...e con i ricordi e le istantanee di una giornata straordinaria a tenerci compagnia....buonanotte! :-)
Data: novembre 2012
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