"Dai, lo zaino lo lasciamo qui su questa selletta proprio in cima a sto pratone, così stasera quando torniamo lo troviamo in fretta!". 22.30, due ominidi alla ricerca di un evidente pratone, e di un'altrettanto evidente selletta. Inutile spiegare il modo di dire "è cambiato come dal giorno alla notte". D'altronde, l'idea era che in fondo, non sembrava una linea troppo difficile; si sperava nel più classico dei "IV, IV+, V e due passi di V+". Sarebbe stato tutto perfetto! invece.... Ore 10, la bella fessura che taglia per oltre cento metri la parete di fronte a noi è raggiunta. Parte Ga, e si comincia già a modificare il grado massimo preposto per una salutare e tranquilla giornata esplorativa. Sarà mica che ci siamo illusi?! In compenso la fessura è davvero bella, e l'arrampicata non delude. Sul tiro dopo, Fulvio dopo un pò di metri di fessura delicata trova una bella e comoda nicchia e decide di far sosta: sarà la sua scelta migliore delle giornata. Ga ringrazia della decisione dopo i primi due metri, e comincia a tirar giù imprecazioni a iosa sui due strapiombini che si trova davanti pochi metri dopo, ed è il secondo sessantone della giornata. Un tiro tranquillo porta alla cengia mediana (...maledetta, comoda, nicchia!). La parete che si trovano ora di fronte i due malcapitati è rossastra, verticale, e solcata in alto da numerosi diedri! Benissimo. Peccato che in basso, i diedri lascino il posto a placche dall'aspetto ben poco rassicurante... Tocca a ga (...siano tre volte maledette le comode nicchie nel bel mezzo dei secondi tiri!) inventarsi una linea lì nel mezzo, e fulvio dal basso ogni tanto si lascia scappare un sorriso. Da qui nascerà il nome di questa nuova via, “le stagioni della vita”: c'è un tempo per tutto.... Ga nel frattempo rischia di passarcele tutte, le stagioni dell'anno, trovando lungo 2,75 metri ogni 3, e non lesina sulle protezioni, per quanto non sempre ineccepibili, e su difficoltà lontane da quel meraviglioso V+/A0 che accontenta sempre tutti. Sarà una dura lotta con un tiro di una continuità snervante, sempre verticale, quasi tre ore in due per superare 45 miseri metri, con un bel tratto in traverso che regala emozioni a tutti, donne e bambini, primi e secondi. All'arrivo in sosta, il commento di fulvio dice tutto “...niente da dire, su sto tiro hai fatto davvero un capolavoro!”. Cavoli! 5 minuti di autostima a palla, poi si ritorna alla realtà; mancano ancora un'ottantina di metri non facili (che per fortuna non corrisponde a “come sotto“...), e qui comincia ad essere tardi! All'uscita si corre verso una discesa da inventare; canale sfasciumoso, poi una doppia inventata in 6 minuti netti, e in 55 metri giù dritti alla cengia! ...e ci sorprende (ma manco tanto, a dire il vero, aspettavamo una sua visita....) il buio. Ma da qui è un pò più facile, e dopo una mezzora giungiamo al ghiaione, e poi....e poi chissà, in qualche punto non ben precisato della pietraia sotto sta cima....ma dove minchia sarà il prato?! ....allo zaino alle 23, alla macchina all'una e un quarto, a casa alle 3.45. Nel mezzo, sosta all'autogrill di priero: “un camogli, grazie! Tu, fulvio?”...“Io 3 red bull...”. Attimo di silenzio. Il commesso “...TRE?!? non gliele dò, le viene un infarto!!” - “ma no, tranquillo, ne bevo una stasera e due le tengo per domattina!”. Quando si dice essere previdenti! :-)

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Data: settembre 2010

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Rocca Gialeo (via Le Stagioni della Vita)