Un intero giorno di relax condito da bagno al lago e pranzo luculliano non bastano a farci riprendere completamente dall’intensa avventura in Lavaredo…ecco perché alle 9 di sera ci troviamo ad arrancare al buio (con le frontali in tasca: tu chiamalo se vuoi masochismo…) lungo la carrabile che conduce al rifugio Vazzoler (leggi Vassòler): ho convinto Ga a fare una via rilassante!
Dopo una bella dormita -che Ga (ndr: per cambiare un pò!) non ha avuto modo di apprezzare per intero- eccoci percorrere il lungo traverso che reca all’attacco. Il primo tiro dà subito la sveglia: atletico e schiodato quanto basta per godere del vuoto sottostante.
La roccia è salda e ricca di fessure, le stelle alpine ornano le cenge e il maestoso spigolo nord dell’Àgner chiude ad ovest l’orizzonte. Insomma ci sono davvero tutti gli ingredienti per una giornata di piacevole arrampicata. In quattro ore (e il solito errore di via!) siamo sul grande pianoro sommitale sotto un sole africano che riflesso dai chiari detriti dolomitici rischia di cuocerci in men che non si dica. Per nulla intimoriti dal caldo ci godiamo, per la prima volta nella vacanza, la cima: banchettiamo, fingiamo di riconoscere alcune cime attorno a noi e scriviamo persino sul libro di vetta!
Un paio di doppie cui segue un ripido canalone ed eccoci di nuovo al Vassòler dove Ga ha già trovato il modo di farmi pagare cara questa piacevole ed estetica via…ma questa è un’altra storia!
Data: agosto 2009
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