Un chiodo a lama entra, ma il rumore dei due massi che formano la fessurina è inquietante. Un U sembra già meglio, ma il blocco su cui è piantato? Uno dei quattro chiodi di via, qui su questa sosta, osserva ga sporgendosi dal suo occhiello con sguardo ironico. Pare dire: "...vuoi mica sia io, a tenerti un volo?!". Ga dà un ultimo sguardo alla sosta, chiude gli occhi, tira un sospiro, e parte per il "tratto chiave". Lo ed ettore, attenti in sosta, paiono anche loro dare un ultimo sguardo alla sosta, chiudono gli occhi, e partono anche loro...per un viaggio mentale non indifferente. Un'ora e mezza di lotta con i nervi per uscire da questa "placca friabile", mai facile, mai davvero ben proteggibile. Così parlò ivo ferrari: "Tratto chiave: salire verticalmente tra i giali non sempre compatti, superando una fessurina e il successivo strapiombo fino a sostare in una nicchia. (25m, V+, VII, VI, VII+)". ...salire verticalmente? e che vuol dire? davanti a ga un muro di gialli largo una ventina di metri, senza linee deboli, senza "facile nel difficile", senza segni di passaggio, senza un misero chiodino. Perso in un mare di gialli, in un mare di nicchie, in un mare di strapiombini. Sembra tutto facile, sembra tutto difficile, qui non c'è una fessura, non c'è un diedro, c'è solo un mondo da scoprire. Un mondo in venticinque, miseri ma intensi, metri. Un'ora e mezza dopo, i nervi stanno saltando, non c'è verso di trovare un buon posto dove piantare un chiodo di cui fidarsi, mettere un buon friend, insomma, piazzare una protezione decente. Lo sguardo è nel vuoto, a cercare qualcosa ma senza sapere cosa. e senza forse nemmeno una vaga idea di cosa farne una volta trovato. E' il momento di chiudere gli occhi, di staccarsi un attimo dal mondo, di lanciare uno sguardo ai compagni di avventura e aspettare un incitamento. Il silenzio, gli occhi chiusi, e gli amici (perchè questo sono) a ricordarti che “ci sei!”, e a darti suggerimenti. Il chiodo! ....gli occhi si riaprono, e guardano lassù. Eh, già, è vero, il chiodo. Ga l'aveva già visto, ma non sapeva che farci. Caspita quel chiodo lì. e quella fessurina lì sotto. E se ci stesse un nut?! ...ci sta. Rinvio, staffa. E ce ne sta un altro. Rinvio, staffa. E ci sta un friendino. E un universale piantato per metà. E il chiodo là in alto. La sosta è buona, caspita che lo so che alla fine sta sosta è buona! E' totalmente appesa, i piedi quasi non toccano la parete, ma è buona. ...ma...manca qualcosa! Altro silenzio.... “Ga, riguardala bene, se dici che la sosta che hai attrezzato è buona, ci fidiamo! Prenditi il tempo che ti serve, controllala bene, e ti raggiungiamo lì!”. Ecco, quel che ci voleva...mancava proprio questo! ...ora la sosta è diventata una delle migliori della via, terrebbe un tir. E' appesa, non corrisponde a quella descritta nella relazione, ma è una gran sosta! Gli occhi dei compagni di avventura esprimono già le prime sensazioni nei primi dieci metri poi, giunti in sosta, finiscono di esprimersi su ognuno di quei 25 metri senza bisogno di aprir bocca. C'è il passo di A3 ora, siamo tutti e tre appesi, ma c'è uno un pò più appeso degli altri nell'affannosa ricerca di un mondo un pò meno verticale. Un friend con due camme e poco più non regge una staffata e fa venire la pella d'oca a due terzi della cordata, il Boral della Besauzega sembra avvicinarsi. Tocca a un piccolo passo su cliff risolvere quel metro che ci separa dalla fine della difficoltà e dal ricacciare il Boral laggiù, sul fondo della valle. La corda torna a scorrere veloce, le rughe rallentano la loro crescita sui visi, e al successivo “molla tutto!” da una sosta su mugo che terrebbe un camion a rimorchio, ritorna il sorriso sul viso di tutti quanti, siamo fuori, a 6 tiri dalla fine, ma negli ultimi 50 metri abbiamo capito che su di qua possiamo salire, che ce la faremo, che possiamo dormire sonni tranquilli: domani in qualche modo usciremo! ...e così, sosta all'Hotel Titan. Lore ed ettore prendono una doppia, ga pur di non sentire gli effetti del riso alla messicana sugli altri due, spende qualcosina in più e prende una singola con vista agner, e al mattino lo spettacolo è di quelli che ti lasciano senza parole. Il mondo, da quassù, non sembra più lo stesso, forse proprio non lo è. Al risveglio anche il IV+ dà da pensare, poi arriva il sole, il diedrone, gli ultimi tre tiri......ormai il viaggio sta lentamente finendo, ma le emozioni...quelle no. Solo la stanchezza ci impedisce di festeggiare nel migliore dei modi, ma basta uno sguardo tra di noi per cogliere che belle sensazioni abbiamo dentro....
Data: agosto 2010
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